Perché sono nate le scuole Waldorf

«IL GRANDE PROBLEMA DELL’AVVENIRE SARÀ STABILIRE IN CHE MODO DOVREMO COMPORTARCI DI FRONTE AI BAMBINI, VOLENDOLI EDUCARE COSÌ CHE DA ADULTI POSSANO INSERIRSI NEL SENSO PIÙ AMPIO NELLA VITA SOCIALE, DEMOCRATICA E LIBERALE. UNO DEI PROBLEMI PIÙ IMPORTANTI DEL PIÙ AMPIO PROBLEMA SOCIALE PER L’AVVENIRE, E GIÀ ANZI PER IL PRESENTE, È APPUNTO IL PROBLEMA EDUCATIVO.»

Rudolf Steiner

Le scuole Stiner-Waldorf, a differenza di altre scuole che prendono il nome dal pedagogista o dal luogo in cui un pedagogista ha operato (per esempio le scuole Montessori, le scuole che applicano il Reggio-approach di Loris Malaguzzi, le scuole Freinet…), non nascono per impulso di un pedagogista “professionista”. Rudolf Steiner non era un pedagogista nel senso professionale del termine e non aveva intenzione di fondare un metodo educativo.

Steiner cercava piuttosto di diffondere, tramite conferenze, incontri, pubblicazioni, l’idea di triarticolazione dell’organismo sociale: così come l’uomo è distinto in tre ambiti, capo (ambito del pensiero), arti (ambito della volontà) e tronco (ambito della circolazione e del ritmo) ognuno dei quali è interdipendente dall’altro e senza l’altro non potrebbe svolgere la sua funzione nell’interesse dell’essere umano nella sua interezza, allo stesso modo la società è un organismo triarticolato, dove i tre ambiti culturale (o spirituale, dove il principio ispiratore è la libertà), economico (dove il principio ispiratore è la fraternità) e politico-giuridico (dove il principio ispiratore è l’uguaglianza) dovrebbero darsi proprie regole indipendenti, pur nella necessità di cooperare per il bene dell’organismo nel suo complesso.

Quando prevale una delle tre dimensioni sulle altre ecco che l’orgnismo si ammala, esattamente come avviene in un corpo umano quando si sviluppano ulcere, malattie, tumori. Si pensi alle condizioni sociali tipiche dei regimi comunisti: la sfera del diritto era egemone su tutte le altre e il principio di uguglianza veniva, anche con la violenza, imposto sia nella sfera economica sia in quella spirituale. Similmente accade oggi nella maggior parte delle società a ispirazione capitalistica, dove l’economia è di fatto egemone sulle sfere della politica e della cultura. Un esempio è costituito dai patti di stabilità economica imposti dall’UE: vincoli economici ai quali la politica deve sottostare, indipendentemente dalle necessità di sviluppo dei singoli paesi; oppure dagli orientamenti educativi nei paesi dove la politica (attraversi programmi ministeriali) pianifica lo sviluppo di determinate professioni sulla base di calcoli di sviluppo economico. Lo stesso ente internazionale che sovrintende l’analisi dello sviluppo educativo nel mondo, l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è un ente economico. Danni non meno gravi accadono quando sia la sfera spirituale ad essere egemone, come avviene nelle teocrazie a guida religiosa, dove la religione (che appartiene alla sfera della libertà) diventa legge civile.

Nonostante gli auspici del nuovo secolo che nasceva sotto le insegne della rivoluzione scientifica e del progresso, Steiner, anticipando quanto si stava preparando in Europa, propose la triarticolazione dell’organismo sociale ai governi di Austria e Germania. Purtroppo inascoltato.

Da questa sconfitta, dalle macerie materiali e spirituali da cui la Germania si trovò a doversi risollevarsi dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, giunse l’occasione attraverso cui Steiner capì che solo ripartendo dall’educazione si poteva rifondare una società di uomini che fossero in grado, in futuro, di scongiurare catastrofi analoghe.

A quale di queste tre sfere appartiene l’educazione? L’educazione appartiene alla sfera culturale o spirituale, dove vige il principio della libertà. Libertà di ciascun essere umano di poter divenire, grazie all’aiuto del maestro, ciò che la sua indole, il suo talento, la sua “missione” nel mondo dovrebbero ispirarlo ad essere.

«La domanda che va posta non è che cosa occorre che l’uomo sappia fare per l’ordinamento sociale esistente, ma l’altra, quali disposizioni porta l’uomo in sé e che cosa può venir sviluppato in lui. In questo modo diverrà possibile che la generazione che cresce apporti forze sempre nuove all’ordinamento sociale. In esso vivrà allora quello che continuamente possono farne gli individui umani completi che vi entrano, anziché costringere la nuova generazione a diventare ciò che l’ordinamento già esistente vuole ch’esso sia.»

R.Steiner, “Libera scuola e triarticolazione”, In margine alla triarticolazione sociale, 1922-23.

Nel 1919 Emil Molt, direttore dello stabilimento di Stoccarda della fabbrica di sigarette Waldorf-Astoria, chiese a Steiner di organizzare una scuola per i figli dei suoi operai. Veniva così fondata la prima scuola Waldorf. Dopo momenti di grande difficoltà dovuti all’ostilità delle camice brune prima e del Nazismo poi, dal 1945 si diffusero in tutto il pianeta.

In un momento storico prevalentemente orientato alla competizione sociale e al consumo, le scuole Waldorf rappresentano isole di resistenza al pensiero unico materialista e scientista, dosi omeopatiche di innovazione sociale, dove si rivendica il primato della sfera culturale (il Collegio dei docenti) nella determinazione dei programmi d’insegnamento e il primato della famiglia nella libertà di scelta educativa dei propri figli. Alla base di questa visione sta un’idea molto precisa di uomo, un’idea unitaria, dove testa (pensiero), cuore (sentimento) e mani (volontà) sono educate insieme fin dall’infanzia, nel rispetto dei tempi di sviluppo dell’uomo, senza nessuna costrizione o interferenza da parte delle sfere non coinvolte nel processo, quella politica e quella economica.