Intervista alla maestra Kathrin Sheen. Traduzione di Davide Zanichelli
Quali sono le origini dell’euritmia?
Le origini dell’euritmia risalgono al lavoro di Rudolf Steiner nel cercare risposte alle molte domande del tempo in cui viveva. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo Steiner cercava risposte a domande poste da amici, o comunque da persone che sapevano che indagava su cosa ci fosse oltre la scienza, oltre il mondo fisico. Cercava una risposta che identificasse il cuore del problema dei tempi moderni.
Grande conoscitore dell’evoluzione, desiderava portare aiuto attraverso questa profonda saggezza e conoscenza, al fine di comprendere il mondo attraverso il processo di metamorfosi, in continuità con il lavoro di Goethe. Che cos’è la vita? Qual è l’essenza della vita?
Quando una madre lo interpellò per sapere quale fosse la vocazione lavorativa della figlia, lui chiese: “Cosa ama fare sua figlia?”. “Ama danzare”, rispose la madre. Steiner decise allora di aiutarla sviluppando un’arte del movimento in modo “sano”, adatto cioè al tempo presente, non come continuazione di modalità passate.
L’euritmia nasce dunque da una domanda che viene dal cuore di un individuo. Steiner non avrebbe potuto portarla nel mondo se non ci fosse stata quella domanda. Avrebbe aspettato. Fino a quel momento Steiner aveva studiato, scritto libri, tenuto conferenze, comunicato molti contenuti dell’antroposofia che potevano essere compresi attraverso l’intelletto. Grazie al fatto che la domanda finalmente era stata posta era ora possibile, attraverso l’euritmia, consentire a questi contenuti di penetrare l’uomo nella sua interezza.
Così la giovane donna iniziò a studiare con lui. Iniziarono con l’antica scultura greca, l’architettura, il teatro e il linguaggio della poesia, i ritmi: anapesto, esametro e tutti gli altri ritmi dell’antica Grecia.
Perché l’antica Grecia?
Perché quello fu l’ultimo momento dell’evoluzione in cui l’umanità ebbe una relazione sia con il mondo terrestre che con quello spirituale. Gli uomini erano in perfetta armonia con gli Dei e il mondo fisico. Gli uomini godevano del mondo dei sensi, di ogni aspetto della natura, ma avevano anche esperienza dello spirito del mondo fisico. Per loro era “vivo”: gli Dei parlavano attraverso l’acqua, l’aria, gli alberi, le rocce. Dietro il mondo fisico si celava sempre un essere spirituale. Nell’età dell’oro dell’antica Grecia, gli uomini erano in grado di muoversi con armonia perfetta tra gravità e leggerezza. Nella scultura e nell’architettura è possibile vedere questo equilibrio perfetto tra queste due forze.
Nei tempi attuali guardando all’arte greca ci sovviene: “È bellissimo”.
Cos’è la bellezza?
La bellezza si ottiene quando gravità e leggerezza sono in armonia, in equilibrio. Le persone di quei tempi avevano trovato ciò che oggi dobbiamo ritrovare. Loro lo trovarono inconsapevolmente, come un dono ricevuto. Questa condizione era parte dell’evoluzione, era il loro compito, in un momento in cui l’uomo non era ancora del tutto cosciente. Era un dato di fatto nelle loro vite.
Ora Rudolf Steiner sostiene che dobbiamo ritornare coscienti di questo equilibrio che i greci percepivano così perfettamente. Attraverso la coscienza di sé, attraverso la libertà individuale, attraverso il risveglio della capacità di cogliere queste cose, l’uomo ha acquisito anche “pericolose” abitudini, abitudini di intellettualizzazione. Quando l’intelletto inizia a diventare l’aspetto più importante assistiamo alla nascita della scienza, al Rinascimento (un picco molto alto dell’evoluzione umana, la nascita dell’individualità) dove si assiste ad un risveglio dello spirito dell’antica Grecia. I popoli italiani hanno avuto la possibilità di ritrovare quell’antico equilibrio attraverso alcune personalità particolarmente “deste” come Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Galileo. Leonardo da Vinci, ad esempio, era sì uno scienziato ma “desto”, la sua personalità individuale era molto forte e il suo grado di coscienza di sé era molto più alto che negli uomini dell’antica Grecia.
Oggi dobbiamo continuare quel lavoro. L’antroposofia vuole continuare quell’opera di evoluzione, dentro un contesto, quello occidentale, che ha scelto la scienza, ha scelto il pensiero intellettuale. Molti aspetti del Rinascimento avrebbero potuto essere sviluppati, ma Rudolf Steiner pensava che fosse necessario per noi moderni scegliere in un modo adatto ai nostri tempi.
Si tratta di una necessità se noi vogliamo veramente conseguire la libertà. Se noi vogliamo trovare la libertà dobbiamo ritrovare l’esperienza dell’essere umano completo, non solo quella della testa, del pensiero che è predominante ed è considerato il vertice della società attuale. Dobbiamo recuperare la dimensione corporea, animica e spirituale che abbiamo dimenticato.
Se noi vogliamo raggiungere la libertà (una strada lunga per molte persone) dobbiamo fare esperienza dell’essere umano completo, non solo del pensiero (che è predominante, è il pinnacolo della nostra società), ma anche delle abitudini dell’essere fisico, dell’anima e dello spirito che oggi sono dimenticati.
Nell’arte greca non troviamo altro che l’essere umano libero nello spazio. Non “libero” come nel caso di un uccello, libero fisicamente nell’aria di andare dove vuole, ma nel senso di essere in bell’equilibrio tra forza di gravità e leggerezza, in relazione con il cosmo. In posizione verticale e pieno di orgoglio, le forze risalgono fino alla testa, in certi casi più grande in proporzione alle altre parti del corpo.
Come agisce l’euritmia sulle problematiche della modernità?
Guardando le persone di oggi le vediamo diventare malate fisicamente, molti con problemi di anima (depressione, suicidi), incapaci di fare ricorso alla loro anima, ma collassati nel loro corpo fisico, con una postura che tende a chiudere le spalle e a nascondere il cuore in modo non naturale.
C’è una paura in noi, perché stiamo vivendo solo in una dimensione, quella fisica, dimenticando anima e spirito. Siamo sempre concentrati sulla dimensione fisica delle cose, ciò che è materiale e dimostrabile dalla scienza.
Rudolf Steiner fu il filosofo che pose questa domanda e identificò nell’euritmia il centro dell’Antroposofia. L’euritmia è un ausilio molto utile per il rinnovamento del pensiero perché coinvolge tutto l’essere umano, la dimensione fisica, quelle animica e quella spirituale. Attraverso gli esercizi l’euritmia riporta il movimento nelle parti del nostro essere che sono divenute rigide o morte.
In un certo senso siamo morti e dobbiamo prendere la strada della vita. La domanda è dunque: “Cos’è la vita?”. La vita è là dove c’è il movimento.
Le persone sono frustrate quando cercano di capire l’euritmia. Da un lato perché è qualcosa di sconosciuto e le novità ci mettono paura. Esistono però anche persone aperte all’interesse per il nuovo e di questo abbiamo bisogno: di interesse per questa nuova medicina per i mali del nostro tempo.
Dobbiamo aprire il cuore a ciò che è nuovo e portatore di salute.
Quali sono i benefici che l’euritmia porta ai bambini?
Ai bambini piace molto l’euritmia perché è una novità sfidante: i movimenti sono molto difficili, sia per i bimbi che per molti adulti; è necessario camminare all’indietro, incrociare i piedi le braccia, tutte cose che richiedono equilibrio e concentrazione. Per questo è piuttosto complicato gestire una classe numerosa, dove i bambini hanno differenti abilità. L’euritmia ha grande importanza per bambini che hanno problemi, come la dislessia. Con loro bisogna lavorare con più attenzione e individualmente.
L’euritmia porta benefici all’apprendimento della lingua e della matematica, porta i bambini a sentirsi a casa nel proprio corpo, usando con consapevolezza le forze di gravità e di slancio.
Attraverso l’immaginazione possiamo pensare alle nostre membra come ali di uccello che si librano sulle nuvole. Non è solo una questione fisica di movimento. I bambini vengono stimolati a farsi queste immagini.
Durante la lezione vengono recitate poesie e racconti per agevolare l’immaginazione. Soprattutto racconti che hanno significati profondi, come le fiabe dei Grimm, di Andersen, le favole di Esopo per la seconda classe.
La fiaba del Principe ranocchio, ad esempio, è perfetta per la prima classe, perché attraverso la palla che cade nello stagno e viene recuperata si fa esperienza di una perdita, di una promessa e delle conseguenze che comporta mantenerla. La principessa non vuole giocare con la rana perché disgustata. Non vuole avere a che fare con ciò che è brutto. Allo stesso modo nella realtà incontriamo il brutto e il bello. Una delle caratteristiche dell’Occidente oggi è la confusione tra le due dimensioni. Uno dei compiti dell’euritmia è aiutare i bambini a riconoscere veramente ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è vero e ciò che è falso.
L’euritmia non è come il mimo o come una rappresentazione teatrale, ma un tentativo di calarsi nei diversi stati d’animo della storia. Nella storia e nei personaggi c’è sempre uno stato d’animo, una qualità: felicità, tristezza, paura, rabbia e l’euritmia attraverso il movimento, il gesto, la pronuncia e il suono consente ai bambini di fare esperienza completa di quello stato d’animo. Ad esempio quando si pronuncia la parola “King”, il gesto è come una lama di spada, mentre la pronuncia enfatizza la K. In questo modo è possibile farsi un’immagine viva di King, del Re, di colui che porta in sé precisi valori.
Se i bambini riescono veramente a farsi un’immagine e a sperimentare la regalità attraverso l’esperienza completa della parola agita, allora potranno riportare questa immagine anche nella realtà, attraverso comportamenti retti, coraggiosi, disponibili alla dimensione sociale della fratellanza.
Sviluppare questa capacità di compenetrazione negli stati d’animo aiuta a sviluppare un vero interesse per gli altri, una vera empatia con gli altri, non semplicemente atteggiamenti di circostanza o retorici.
I bambini piccoli tendono naturalmente a sentirsi il centro del mondo. Il loro ego è particolarmente grande e piano piano l’educazione deve condurli ad una dimensione sociale. Il movimento della classe durante la lezione di euritmia sviluppano la capacità di lavorare insieme muovendosi insieme.