Mille volte nascerà a Betlemme il Cristo Gesù,
ma se non nasce in te
tu non ti salvi più

Angelo Silesio

Anche quest’anno ci ritroviamo a festeggiare questo tempo di Natale: forse i pensieri sono sempre un po’ gli stessi, ma credo che in questo ritornare anno dopo anno su questi temi permetta di approfondirli sempre più in un sano ritmo. In fondo queste festività, tornando ogni anno, ci danno la possibilità di ripensarle sempre. Perché le feste vivono nel ritmo dell’anno e il Natale, in particolare, è la festa delle feste, è un momento col quale ogni uomo deve fare “i conti”.

Ci si può dimenticare della Domenica, della Pasqua, ma del Natale no; il Natale ci viene incontro nella sua veste consumistica, caricaturale, già da Novembre. Insiste e si mostra. È impossibile non ricordarlo.

L’Avvento è caratterizzato da un progressivo aumento delle ore di tenebra rispetto a quelle di luce. Certo, l’esperienza di uomini che nel passato vivevano a stretto contatto con la natura, era sicuramente molto diversa dalla nostra: nelle nostre case riscaldate e illuminate, è sempre giorno ed è sempre primavera. Noi facciamo l’esperienza del buio solo sul piano interiore, mentre fuori di noi tutto luccica. Possiamo pensare che luccica per non farci percepire il senso di peso, di prova e di solitudine che questo momento dell’anno ci porta incontro.
Tutto il periodo dell’autunno, e in particolare le quattro settimane che precedono il Natale, ci rimandano alla conoscenza di noi stessi, all’incontro con le prove che ci riguardano più in profondità.

Per reggere e superare questo momento di buio, dobbiamo fare appello alle nostre forze migliori, a quelle che erano definite le quattro virtù platoniche: giustizia, temperanza (misura, avvedutezza), coraggio (presenza di spirito) e saggezza. Siamo tentati nelle profondità del nostro essere proprio per poter esprimere queste virtù al meglio. Dobbiamo prepararci interiormente per poter accogliere la luce del Natale, quella luce che ha la forza di squarciare la tenebra più fitta.

Nella notte di Natale gli antichi iniziati, i veggenti, vedevano il Sole a Mezzanotte, vedevano il Cristo che era sul Sole. Poi il Dio si fece uomo, il cielo scese sulla terra, e terra e cielo, in quella Santa Notte ridivennero Uno. L’uomo era stato scacciato dal Paradiso, aveva perduto l’unità col mondo spirituale; il peccato originale lo aveva reso un uomo terrestre che aveva perduto il cielo, esiliato dalla sua condizione primordiale, allontanato dal progetto che le Gerarchie Spirituali avevano in serbo per lui. Il prezzo della conquista della propria umanità e della propria libertà individuale era altissimo: l’esilio in una condizione esclusivamente terrena. Le Gerarchie Spirituali avevano però tenuto in serbo, trattenuto presso di sé, parte di quella sostanza originaria di cui l’uomo era costituito prima della sua caduta. E fu questa essenza purissima che il Bambino Gesù incarnò nella stalla di Betlemme, per il riscatto e la salvazione di tutta l’umanità. Fu ridonata la possibilità alla terra di ritornare cielo e agli uomini di rientrare nel progetto della Creazione divina.

Tutto questo avvenne duemila anni fa sul piano della storia e fu l’evento più importante di tutta l’evoluzione. Ma la domanda è: in che misura ora questo evento ci riguarda? Come possiamo metterci in relazione con esso?
Questo evento ha mostrato che un elemento primigenio, puro e incorrotto è parte di ognuno di noi. Anche noi siamo portatori di quell’elemento, anche in noi risiede quell’essere senza macchia, assolutamente innocente.

Quell’essere va riconosciuto e risvegliato. Il Natale è la festa del ricordo, è una festa che si trascorre in famiglia e la famiglia è, in fondo, il ricordo della nostra origine biografica. Ma a Natale si può lavorare, ci si può attivare per vivificare il ricordo delle nostre origini, la memoria della nostra biografia spirituale. Ogni Natale, se si lavora a questo, porta un dono, così come ogni nascita porta un pezzo di cielo sulla terra.

Lavorare per incontrare questa nostra essenza, ci permette poi di continuare il cammino che, attraverso le tredici Notti Sante, ci porta da Gesù al Cristo, dal Natale all’Epifania, alla manifestazione del Cristo. Durante queste specialissime notti, attraversiamo tutto il cerchio dello Zodiaco per trovarci, alla vigilia del 6 Gennaio, al cospetto dell’Essere del Padre.

L’immagine del Battesimo nel Giordano, dell’incarnazione dell’Io del Cristo nella corporeità di Gesù di Nazareth, sta ad indicare il percorso di ogni uomo, in particolare in questo momento dell’anno.
L’Essere Bambino che si risveglia in noi a Natale, si fa involucro, coppa per accogliere il Cristo in noi, la pienezza dell’uomo e del divino.

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo