L’11 novembre, nel giorno dei suoi funerali, proprio a metà strada tra la festa di Michele Arcangelo ed il Natale ricordiamo San Martino morto l’8 novembre 397.

La data cade a quarantadue giorni dalla prima festa e a quarantatré dalla seconda.
Ma cosa ci sussurra, nel cuore dell’autunno, questa particolare ricorrenza che ci regala ogni anno un rinnovato calore atmosferico tanto da definire il momento in cui cade l’estate di San Martino?
Nella vita di Martino avvenne un episodio che gli cambiò la vita, che l’iconografia lungo i secoli ha testimoniato e di cui da secoli si narra: nel rigido inverno del 335 incontrò un mendicante infreddolito e a lui donò metà del suo mantello militare perché potesse riscaldarsi. A quel gesto seguì un sogno grazie al quale Martino vide nel mendicante il Cristo Gesù rivestito della metà del suo mantello. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il sogno ebbe un tale impatto su Martino che egli, già catecumeno, venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano.

Il calore dell’estate ormai è lontano, le giornate si sono di molto accorciate e ancora continueranno a farlo. La prima parte dell’autunno che ci ha regalato i frutti maturi dell’estate e il variopinto mondo di colori delle foglie cadenti si congeda per entrare sempre più profondamente nell’oscurità delle giornate che si accorciano e si raffreddano.
Le condizioni stagionali portano gli esseri umani a ritirarsi nella propria interiorità che rischia di non essere sufficientemente preparata a reggere il propagarsi dell’oscurità, permettendo così alla dimensione corporea di prendere il sopravvento portando peso e sofferenza fin nel fisico. L’addormentarsi del mondo della natura, il suo morire per rinascere a primavera diventano una prova per l’anima degli uomini che sono chiamati a risvegliare in sé la propria dimensione spirituale.

Il periodo che va dalla festa di San Michele alla festa del Natale diventa ogni anno occasione per sperimentare nel cammino interiore la nostra natura sovrasensibile grazie alle forze di luce di Michele che al nostro fianco ci sostiene nella lotta con il drago che dall’oscurità dell’inconscio ci minaccia. Ed è proprio grazie al rafforzamento delle facoltà dell’anima che possiamo giungere preparati al Mistero del Natale, quando nasce nella povera stalla il Divino Bambino, e vivere come esperienza interiore la nascita del Sole spirituale che trova nel solstizio d’inverno la propria espressione macrocosmica.
In questo particolare momento dell’anno, dunque, giunge da San Martino un gesto indicatore: nella libertà rinunciare ad una parte di sé per accogliere, nello spirito di condivisione, l’altro.

Questo è viatico per incontrare Gesù a Natale, per incontrare l’Essere divino che si è unito alla Terra per salvare l’umanità. Quell’umanità che ogni uomo può far vivere in sé se rinuncia al proprio egoismo.
L’estate di San Martino ogni anno ci ricorda il calore del cuore come indispensabile via al Cristo, con il sostegno delle forze di luce che Michele ci dona accompagnandoci al Natale.

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