Innanzi tutto ci si dovrebbe interrogare sui termini verità e realtà e su quale sia il loro significato.

Sicuramente ai bambini non si deve mentire e la menzogna non è mai una via da perseguire, ma raccontare fatti al di fuori della loro capacità di comprensione non solo è inutile, può anche essere dannoso.

L’errore fondamentale è vedere il bambino come se fosse un adulto in scala ridotta; non è così, il bambino è un essere diverso per costituzione, facoltà, sentimenti e percezioni.

I bambini delle prime classi elementari vivono ancora immersi nel mondo che li circonda, tanto che non percepiscono se stessi come esseri completamente separati dal loro ambiente, il loro pensiero è ancora di tipo immaginativo e possiedono ancora attive le forze imitative, grazie alle quali hanno imparato a camminare e a parlare nei primi anni di vita.

E chi imitano? Gli adulti, che sono in tutto e per tutto il loro modello. Hanno bisogno di percepire l’adulto come un essere capace col suo ingegno di fare molte cose bellissime, adulti capaci, con la loro moralità, di agire nel mondo. Questo è nutrimento buono per aiutare i bambini a crescere sani e diventare, una volta diventati grandi, capaci di discernere il male dal bene, e di comprendere appieno la realtà del mondo in cui vivono, senza paura, ma con tanto coraggio. Proprio perché da piccolo in lui sono state nutrite forze di fiducia intrise di moralità, potrà, da grande, agire nel mondo.

Immagini di brutalità e malvagità attinte dall’attualità non possono in alcun modo aiutare il bambino: non gli serviranno a “capire il mondo in cui vivono” in quanto incomprensibili e, di contro, creeranno in lui paure profonde e malessere dell’anima che sfoceranno in profonda insicurezza e smarrimento difficilmente recuperabili.

Con i bambini in prima e seconda classe si lavora attraverso immagini tratte dalle fiabe, in cui la differenza fra male e bene è netta, chiara e, infine, rassicurante; si prosegue intorno ai nove anni con il racconto di storie tratte dal mito, già più problematiche e drammatiche, storie che parlano anche di morte e abbandoni ma con immagini digeribili per i bambini, che li inducono a pensare e a comprendere la natura dei sentimenti umani con un linguaggio poetico e poi, con la Storia, si affrontano tematiche sempre più complesse avendo cura di mirare a sviluppare sempre una visione morale dell’essere umano.

Il tempo per sapere che l’uomo può compiere cose tremende non mancherà! Quello che farà la differenza sarà come ci si arriverà a quel tempo. Se ci si arriverà pronti e saldi, avendo sviluppato in sé una certa sicurezza nella vita e una certa fiducia nel futuro o se ci si arriverà del tutto sprovveduti, nudi e soli.

Naturalmente in base all’età del bambino si può procedere in modi differenti. Quando si arriverà alla prepubertà, nelle classi medie, intorno al dodicesimo anno di vita si incominceranno ad affrontare, anche all’interno dei programmi scolastici, argomenti difficili e drammatici inerenti alla storia contemporanea e ai fatti di cronaca, ma a quel punto il giovane sarà in grado di capire davvero ciò che gli si porta incontro, perché in lui si staranno svegliando nuove facoltà. Il cosiddetto pensiero causale si starà sviluppando e gli consentirà non solo di comprendere davvero i fatti e i contenuti, ma anche, se ben accompagnato, di elaborarli, in modo da trasformarli in sostanza utile per lo sviluppo della propria coscienza e per acquisire forze vigorose di volontà per entrare nel mondo e agire eticamente per migliorarlo.

Vanno rispettate le fasi evolutive della vita del bambino!